Le gare della specialità "difficoltà" o "lead" si svolgono su vie di lunghezza variabile a seconda della palestra in cui si tengono, ma sono caratterizzate da una durata di tempo limite che si ha per portare a termine la via. In genere si tratta di 8-10 minuti. Per cui, l'allenamento della continuità dovra mirare non solo ad aumentare la continuità dell'atleta in modo tale che egli possa compiere tutti i movimenti previsti, ma anche in modo tale che egli abbia la capacità di resistere per tutto il tempo disponibile nel caso in cui non riesca a completare la via (e in genere, salvo che per il vincitore

, la via non viene terminata; anzi, spesso neanche il vincitore la termina)
In altre parole, quando si esegue un allenamento per la continuità, bisogna impostare un circuito (supponiamo che ci si alleni sul muro boulder, non su parete con la corda) che deve prevedere una certa durata di esecuzione. E' sbagliato, a mio avviso, stabilire a priori che al di sopra di x movimenti (30 per esempio) è continuità: non dipende dal numero dei movimenti ma dalla durata dello sforzo (fino al cedimento ovviamente).
Se si prepara una gara di difficoltà, bisognerà eseguire circuiti cercando di resistere per almeno 8 minuti; ovviamente, dal punto di vista tecnico, bisognerà allenarsi ad eseguire difficoltà sempre maggiori in quegli 8 minuti.
Altra particolarità: spesso, in gara, si scala a vista e si esita di più che in allenamento, vuoi per il timore di sbagliare, vuoi anche perché in allenamento alla fine conosci le prese e i circuiti (che per questo andrebbero cambiati il più possibile), mentre in gara sei, appunto, a vista: ne consegue che fra un movimento e l'altro intercorre un tempo in cui l'avambraccio è contratto senza che però si stia eseguendo il movimento. Bisogna quindi cercare di riprodurre anche in allenamento questa situazione, per esempio impegnandosi a restare fermo per qualche secondo ad ogni presa senza eseguire il movimento: praticamente "esitare" volutamente.
Infine, l'aspetto sul quale si commettono gli errori più grossi: il recupero fra le serie. Quante volte nella mia vita ho visto gente eseguire circuiti di 50-60 movimenti con recuperi parziali, con gli avambracci che raggiungevano livelli di acido lattico ai limiti dell'esplosione. Niente di più sbagliato: le singole serie vanno fatte, ok, a cedimento, ma i recuperi devono essere COMPLETI, e quindi molto lunghi. Se il circuito dura 5 minuti, bisogna fare almeno 15-20 minuti. Se si va ai 10 minuti, minimo mezz'ora. Quando si scala in falesia, si fa anche 1ora di recupero.
Detto questo, passiamo alla seduta specifica:
- al muro boulder: orientativamente circuiti di 50-60 movimenti; comunque almeno 5' di sforzo e non oltre i 10'. Eventualmente ricorrere ai secondi di "sospensione" ad ogni movimento, come spiegato sopra. Serie: orientativamente almeno 4-6. Recuperi dai 15 ai 30 minuti, in proporzione alla durata dell'esercizio (comunque, completi: l'avambraccio deve smaltire tutto l'acido lattico)
- al pan gullich: si eseguono movimenti con andamento il più possibile costante; anche qui si può ricorrere alle sospensioni per aumentare la durata; se si riesce a fare continuità al pan gullich comunque si è già ad un livello molto alto; io la facevo solo all'apice assoluto della mia carriera arrampicatoria (andavo intorno ai 10'). La durata, all'inizio, qui può anche essere inferiore ai 5 minuti. Anche qui almeno 4-6 serie. Recuperi 10-30 minuti.
- è bene cercare di strutturare i circuiti in modo tale che non ci siano prese intermedie in cui è possibile recuperare, perchè in gara questo non c'è mai.